Artemis 1 - Ombre convergenti? (Ci risiamo...)

Nuova missione, nuovo complotto. Dopo tanta attesa, il programma Artemis è finalmente realtà. Per tutti, tranne che per i complottisti, condannati a perpetuare una narrazione fatta di sospetti e di trame oscure, grondante antiamericanismo e antiscientismo.

Comincia così una nuova divertentissima stagione della serie “Moon Hoax”.

Commentando una fotografia scattata dalla navicella Artemis 1, il complottista Massimo Mazzucco ne ha messo in dubbio l’autenticità, rispolverando un evergreen del lunacomplottismo: le ombre non parallele.

Tra l’altro stavo guardando delle immagini… Non voglio anticipare niente, voglio cercarne delle altre, però ho visto delle immagini di Artemis che si allontana dalla Terra: c’è Artemis qui, un angolino di Artemis, che si vede la capsula che si vede, con alcuni coni, che sono dei razzi probabilmente direzionali, e sullo sfondo qui c’è la Terra in lontananza. Oh, io da fotografo vedo la luce che arriva sui coni con l’ombra di qua, quindi la luce arriva di là, e la Terra col cerchio così per cui la luce arriva di là. Quindi, ripeto non mi voglio sbilanciare perché ne ho vista una sola, ma quando ho visto quella lì, quello è un fotomontaggio, perché la Terra è fotografata con la luce di là, e i coni di Artemis il sole è di là. Se guardi le ombre lo capisci subito. Però ripeto, non mi voglio sbilanciare su questo. […] Io penso che non sia impossibile mandare una roba del genere intorno alla Luna. Finché non c’è dentro umani, ci riesci. Non capisco quale sia il problema. Però, ripeto, ‘sti dubbi sulla luce li ho avuti. Mi riservo di vedere altre due o tre immagini per vedere se magari è stata soltanto una svista da parte mia.

Notiamo innanzitutto lo sfoggio di finta prudenza: “non voglio anticipare niente”, “non mi voglio sbilanciare”, “mi riservo di vedere altre due o tre immagini”. Lancia il sasso e nasconde la mano. Semina dubbi ma allo stesso tempo cerca di pararsi il deretano. Bel tentativo, ma dal momento che ha parlato di fotomontaggio, si è sbilanciato eccome, e fra poco faremo pelo e contropelo a questa affermazione. 

Tra l’altro, dire “mi riservo di vedere altre due o tre immagini per vedere se magari è stata soltanto una svista da parte mia” equivale a dire che, se nelle altre foto le ombre risultassero corrette secondo i suoi canoni, allora la prima foto per lui sarebbe autentica. Pensate se qualcuno, alla domanda 34 sulle ombre divergenti di Apollo 14, avesse risposto che la foto è autentica, perché in altre foto le ombre sono parallele. Lo avrebbe mangiato vivo.

Notiamo anche il solito, stantìo appello alla propria autorità: “io da fotografo vedo...”. Sarà anche un fotografo, ma con la sua svista sulle ombre divergenti di Apollo 14 ha già dimostrato di non capire un’acca di prospettiva, che è proprio la causa delle ombre non parallele (sì, anche in questo caso, come vedremo fra poco).

Senza altri indugi, guardiamo la foto incriminata:

La foto è stata scattata il 16 novembre 2022 da una delle videocamere poste alle estremità dei quattro pannelli solari della navicella Artemis 1, quando si trovava circa a 90.000 km dalla Terra (potete trovarla in altissima definizione qui e qui).

Come è facile notare, la parte ombreggiata della Terra è in basso a sinistra, il che significa che i raggi solari provengono dall’angolo in alto a destra dell’immagine. Al contrario, gli ugelli (i “coni”) sulla navicella proiettano la loro ombra verso destra, quindi i raggi del sole provengono dall’angolo in alto a sinistra dell’immagine.

In altre parole, i raggi solari, in questa foto, convergono verso il basso. Ma nella realtà, poiché il sole è lontanissimo, possiamo considerare i raggi solari paralleli, agli effetti pratici. Allora perché sembrano convergere?

Quando si disegnano degli oggetti in prospettiva (o meglio, in proiezione prospettica), tutte le linee, che nella realtà sarebbero parallele, devono essere disegnate come convergenti verso un punto, detto punto di fuga. Nell’esempio qui sotto, due gruppi di linee, che nel mondo reale sono parallele, nel disegno convergono in due punti di fuga:

L’effetto è realistico, ci dà l’illusione della profondità, perché il nostro occhio funziona in modo simile: il cristallino proietta gli oggetti del mondo sul fondo oculare seguendo le regole della proiezione prospettica.

Lo stesso dicasi per la fotografia, parola che deriva dal greco e significa appunto “disegnare con la luce”. Se ad esempio fotografiamo dei binari, nell’immagine le rotaie convergeranno nel punto di fuga:

Come si può notare, non è affatto necessario puntare la fotocamera esattamente nella direzione delle rotaie, ovvero, come vorrebbe farci credere Mazzucco in American Moon, “le rotaie del treno sembrano convergere se le inquadriamo lungo l’asse verticale dell’immagine”. Le linee parallele convergono anche quando sono oblique rispetto alla fotocamera, qualunque sia la loro angolazione.

C’è solo un caso in cui le rotaie restano parallele anche nell’immagine, ed è quando la fotocamera è puntata perfettamente in perpendicolare rispetto alle rotaie:

Si tratta comunque di un caso particolarissimo. Il fotografo deve allineare volontariamente la fotocamera a 90° rispetto ai binari per ottenere questo effetto. Una navicella (o un astronauta sulla luna) non ha motivo di puntare la fotocamera esattamente a 90° rispetto al sole, l’angolo è assolutamente casuale. Pertanto, in questo genere di fotografie, le ombre non saranno praticamente mai parallele.

Torniamo dunque alla foto di Artemis 1. Individuiamo la direzione dei raggi solari, unendo con delle linee rette gli ugelli con le rispettive ombre (ogni punto dell’oggetto viene collegato al corrispondente punto della sua ombra). Queste linee rappresentano i raggi solari:

Già in questa prima analisi, senza considerare la Terra, i raggi risultano convergenti. Adesso allunghiamo le linee fino a trovare il punto di fuga.

Congiungendo la Terra col punto di fuga, ci accorgiamo che la direzione della linea è compatibile con la posizione dell’ombra della Terra. Quella è la direzione dei raggi solari che illuminano la Terra.

Ricapitolando, nella realtà i raggi solari, e di conseguenza le ombre, sono praticamente paralleli, ma in questa foto convergono nel punto di fuga per effetto della prospettiva, perché il sole non è a 90° e i raggi sono obliqui rispetto alla fotocamera.

Qualcuno potrebbe obiettare che la foto sia comunque un fotomontaggio, perché i raggi dovrebbero convergere verso il sole, ma non è così. Ritorniamo all’esempio del binario e supponiamo che esso colleghi due stazioni, una di partenza e una di arrivo. A seconda della direzione in cui punti la fotocamera, vedrai le rotaie convergere o verso la stazione di partenza o verso quella di arrivo. Se hai la stazione di partenza alle spalle, o comunque a un angolo maggiore di 90° rispetto all’obiettivo, vedrai convergere le rotaie verso la stazione di arrivo. Analogamente, nel caso di Artemis, il sole è a più di 90° dietro la fotocamera, quindi vediamo i raggi convergere nel punto opposto al sole. Gli scienziati, che amano dare un nome a tutto, l’hanno chiamato punto antisolare.

A riprova che i raggi solari possono convergere nel punto antisolare, sappiate che il fenomeno avviene anche qui sulla terra. Avrete sicuramente assistito al magnifico spettacolo del sole che tramonta dietro le nuvole, dove i raggi che filtrano fra le nuvole stesse diventano visibili come fasci di luce che sembrano convergere verso il sole, sempre per effetto della prospettiva. Spesso, voltandosi col sole alle spalle, è possibile vedere gli stessi fasci di luce convergere verso il punto antisolare. L’effetto è ben documentato nelle due foto qui sotto, scattate nello stesso luogo e nello stesso momento, con la fotocamera puntata verso il sole (a destra) e verso il punto antisolare (a sinistra):


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